Brand reporter award 2019
Brand journalism e media reporter
La Tutti giù per terra ha partecipato ieri sera, 21 maggio 2019, al Brand reporter award 2019, gli Oscar del Brand Journalism, che si è tenuto a Roma, al MAXXI dalle 18 in poi.
La serata è cominciata con la presentazione di Diomira Cennamo, co-founder e direttore scientifico di Brand Reporter Lab, della ricerca “L’Azienda Media-Company”, realizzata da Brand Reporter Lab su un campione di 150 tra le principali aziende italiane. L’indagine, che studia in maniera sistematica le attività editoriali delle aziende italiane nel percorso di evoluzione verso la media company, ha rivelato, tra le altre importanti informazioni, che il settore dei beni di consumo é quello che di più degli altri utilizza il Brand journalism, o magazine di brand, e che il 66% delle imprese usa almeno un social media, in particolare Facebook e Twitter.
Brand journalism: tavola rotonda
È iniziata poi una tavola rotonda, moderata da Carlo Fornaro, co-founder e chairman di Brand Reporter Consulting e di Brand Reporter Lab, nella quale il primo intervento è stato di Francesco Giorgino. Il giornalista, che tiene per l’università Luiss un corso di Newsmaking e Brand storytelling, ha parlato, tra le altre cose, dell’importanza del ruolo del giornalista nel nuovo modo di fare comunicazione delle aziende. I giornalisti servono in particolare per garantire che i contenuti siano trasparenti e coerenti con la logica editoriale ed il piano editoriale, un’altra caratteristica importante è anche la loro capacità di sfruttare al meglio le competenze espressive, relazionali e deontologiche.
Tommaso Frosini, giurista e vicepresidente Consiglio Nazionale delle Ricerche ha parlato poi del tema della privacy e di come sia difficile da gestire nell’era della comunicazione digitale. Il Regolamento europeo sulla protezione dei dati ha, secondo lui, impedito alle aziende di esplicitare al meglio la loro attività, rispetto ad una concezione più liberale della privacy.
Carlo Alberto Pratesi, docente universitario e membro del Comitato scientifico Brand Reporter Lab, è intervenuto rispetto all’evoluzione delle modalità delle aziende di fare content marketing. Il problema è sapere cosa dire, bisogna parlare di quello che interessa le persone. Pratesi ha raccontato anche il caso di un’azienda, della quale non ha rivelato il nome, che sta tentando un esperimento, chiedendo al consumatore quale dei suoi prodotti viene percepito con un minore impatto ambientale. Sapere cosa dire richiede competenze, è necessaria la capacità di fare delle scelte e l’abilità di distinguere il vero dal falso.
La conclusione di Diomira Cennamo è che le competenze che le aziende devono avere per fare una buona comunicazione sono tante: marketing, storytelling, giornalismo. È necessario quindi fare uno studio accurato che porti poi ad una sintesi comune di tutte le conoscenze.
Viene citato anche Luciano Floridi, docente ad Oxford, che parla di infosfera nella quale è fondamentale l’etica, che è collegata all’innovazione, e sostiene che ogni messaggio della rete modifica gli ecosistemi.
Per lavorare bene nella comunicazione, bisognerebbe, secondo la Cennamo, riscoprire l’etimologia del termine, che vuol dire mettere in comune.
Brand reporter award 2019: premiazioni
È iniziata poi la cerimonia di premiazione, nella quale Terna, Pirelli, Changes, Unipol, Vatican media, Treccani e Roberto D’Agostino hanno visto rispettivamente i premi per le categorie: “Best Organization”, “Best Business Channel”, “Best Scenario Channel”, “Best Integrated Ecosystem”, “Best Digital Ecosystem” e “Best Personal Media”.
Red bull si è aggiudicato il premio per la categoria “Best Media Company” per il grande lavoro di ispirare e intrattenere il pubblico raccontando storie personali di avventura e sport estremi.
Un serata interessante in compagnia di persone preparate, i cui suggerimenti saranno sicuramente utili per progetti futuri della nostra cooperativa.