Il tirocinio nel Laboratorio con gli Animali
il tirocinio nel laboratorio con gli animali
Paolo Pistolesi
Corso di laurea specialistica “Psicologia Dinamica e Clinica della Persona, dell’Organizzazioni e della comunità- 58/s”
Struttura ospitante: la Cooperativa “ TuttiGiuPerTerra” onlus
Psicologo Supervisore: Dott.ssa Fabiana Sonnino
Periodo di attivita: 05/05/2010 al 06/11/2010
Il 05/05/2010 ho iniziato il mio secondo tirocinio necessario per il completamento del mio percorso di studi in Psicologia e più specificatamente nel corso di laurea Specialistica “Psicologia Dinamica e Clinica della Persona, delle Organizzazioni e della Comunità.
Ho spedito e mandato diversi curriculum a numerose organizzazioni e cooperative sociali che si occupano sia del patologia mentale che del disagio psicologico. Tra queste ho scelto la Cooperativa Onlus “TuttiGiuPerterra” la quale ha come vertice del proprio lavoro l’assistenza all’infanzia attraverso molteplici servizi. La mia scelta verso questa cooperativa è stata motivata inizialmente dal fatto che la responsabile del servizio la Dott.ssa Fabiana Sonnino è stata tra le poche, aver dato subito attenzione al mio curriculum., quindi al mio percorso di studi e alla mia esperienza professionale. Sono uno studente lavoratore che da circa dieci anni si mantiene da solo, e da qualche anno a questa parte condivido la gestione in gruppo di un bar nel centro di Roma.
La TuttiGiuPerTerra è un onlus che si occupa dell’assistenza all’infanzia e svolge questa attraverso diversi servizi; psicoterapia, logopedia, pedagogia, intervento educativo, onoterapia, assistenza domiciliare, colonie e laboratori. Il secondo motivo che mi ha portato a confermare la disponibilità a partecipare è stato il fatto che la cooperativa lavora sul disagio autistico nell’infanzia, ponendo in particolar modo attenzione alla comunicazione e al linguaggio. Le possibilità lavorative mi hanno subito interessato, non solo perchè l’infanzia e tutta la sua complessità è qualcosa che ci accomuna a tutti, ma anche per riuscire magari a vedere e comprendere meglio le diverse fasi della crescita/sviluppo evolutivo del piccolo dell’uomo in situazioni di disagio e svantaggio.
Da diverso tempo sono interessato al linguaggio e alla comunicazione sia essa conscia che incoscia. Infatti nella mia esperienza personale ho fatto fronte attraverso un lungo lavoro a diverse difficoltà linguistiche, che si sono protratte fino alla tarda adolescenza. Di conseguenza la scelta verso questa cooperativa è stata anche influenzata da questa mia sensibilità verso queste tematiche. Ho bussato alla porta di questa nuova esperienza con forti motivazioni e buone aspettative.
La responsabile dell’onlus la Dott.ssa Fabiana Sonnino Psicoterapeuta orientata nel mondo dell’autismo mi ha proposto di partecipare 3-4 volte alla settimana all’Onoterapia. Essa può rientrare nei metodi e forme nuove di intervento e di approccio terapeutico, che in questo caso utilizza l’animale asino come elemento portate del setting, lavorando con bambini portatori di diversi disagi e disturbi (tra cui principalmente l’autismo). Ho accettato la proposta della Dott.ssa e per 6 mesi 3-4 volte a settimana mi sono impegnato a partecipare e collaborare in questa mia nuova esperienza di onoterapia.
Da notare come essendo un individuo cresciuto in un contesto estremamente urbano, il centro di Roma, ho avuto poca esperienza con gli animali, in questo caso con l’asino, lo conoscevo solo attraverso storie e racconti.
Questa mia poca conoscenza dell’asino e del suddetto lavoro terapeutico mi ha portato una serie di ansie, anche comprensibili, nella gestione del rapporto con i bambini e l’animale. Difficoltà relazionali dovuti anche dal fatto, che i bambini autistici nella maggior parte dei casi tendono ad avere una bassissima comunicazione verbale. Questa problematica della comunicazione deve essere affrontata attraverso specifici mezzi e strumenti ( competenze) che in quel preciso momento iniziale ne io, e ne i pochi del gruppo operatori onoterapia possedevano. Come dicevo queste mie difficoltà iniziali tendeva a presentarsi in tutto il nuovo gruppo operatori appena formatosi. Da notare come all’interno della cooperativa erano avvenuti diversi cambiamenti che avevano portato alla sostituzione di alcuni personaggi. Tra questi c’era appunto la sostituzione del precedente onoterapista con il nuovo operatore la Dott.ssa Laurenti una giovanissima, diversamente abile, da poco formata all’onoterapia. Le difficoltà sulla comunicazione ( che compromettevano la relazione con gli utenti e anche con gli operatori stessi) si manifestavano attraverso un variegato spettro di emozioni in cui tendeva a prevalere l’insofferenza e l’incomprensione. Le nostre emozioni negative vennero ovviamente percepite dai piccoli utenti, che manifestavano il proprio disagio e le proprie difficoltà, oltre che a riflettere le nostre ansie attraverso forme sterotipate di comportamento,(che caratterizzano il disturbo autistio) che non si riusciva a contenere e bloccare. A queste vi si aggiungevano la poca attenzione del gruppo operatori alle importanti variabili del setting terapeutico (spesso la situazione diveniva un vero caos che si poteva benissimo confondere con un lavoro di babysitteraggio) tipo, i tempi, spazi e le forme importati dell’accoglienza e della conclusione. Fondamentali variabili per la distinzione di un contesto terapeutico con un’altra cosa. Le difficoltà vissute incrementarono le ansie e le incertezze degli operatori del gruppo onoterapia, e tali condizioni andarono anche ad intaccare le mie iniziali motivazioni alla continuazione e alla partecipazione del servizio.
Con il passare delle sedute tutto il gruppo operatori onoterapia si e reso conto che un modo per ridurre l’incertezza iniziale era appunto una maggiore organizzazione e collaborazione tra di noi rispettando certi confini. Infatti è da rilevare come il gruppo operatori onoterapia era nuovo, e composto da diversi tirocinanti in psicologia e altri professionisti di altre formazione. E proprio questa differenza di punti di vista e di formazioni diverse che ha portato il famoso salto di qualità producendo una risposta completamente diversa da quella iniziale. Grazie ad un lavoro di piccolo gruppo iniziato da noi collaboratori e tirocinanti tramite un confronto attivo e poi successivamente sostenuto dall’intera organizzazione, che sono avvenuti alcuni cambiamenti. Che hanno permesso di sviluppare nuove e diversi modalità strategiche per entrare in sintonia con i bambini e con lo stesso lavoro.
Le iniziali difficoltà sulla relazione tra gli operatori-bambini-asini sono state supertate attraverso un confronto attivo, che ha prodotto come risultato una maggiore attenzione e concentrazione su modalità comunicative non verbali, meno polisemiche e più elementari e quindi meno ambigue, ma anche attraverso l’intervento della struttura stessa nel far partecipare altri specialisti. I quali hanno ampliato e sostenuto in diverso modo il processo di formazione. Questi interventi sono stati funzionali e hanno portato ad un miglioramento negli operatori, che hanno incrementato la loro fiducia e la sicurezza che inizialmente erano mancate. I Piccoli cambiamenti qui appena accennati, hanno prodotto la messa in discussione di alcune atteggiamenti e comportamenti inizialmente espressi e hanno portato ad una maggiore apertura con l’assorbimento di nuove tecniche e la creazione e sperimentazione di nuove modalità di contatto (alla ricerca della funzione…)
Le iniziale difficoltà dimostrate nel gruppo e da me stesso percepite, sono state considerate sempre come stimoli per poter migliore il servizio e la qualità di cio che si sta offrendo. Solo grazie ad un continuo lavoro di confronto e di sostegno e di controllo, si sono prodotti una serie di vantaggi e successi.. Nell’ultimo periodo si è migliorato l’approccio iniziali al lavoro terapeutico, es. l’importanza della fase dell’accoglienza. Ciò dimostra come una maggiore strutturazione del setting e flessibilità su alcuni aspetti, siano elementi chiave per la costruzione di migliori relazioni e migliori alleanze.
Tra gli altri aspetti postivi che ho potuto incrociare con i mie occhi c’e appunto il rapporto con l’animale, in questo caso l’asino. Esso anche se fa parte della famiglia equina presenta delle differenze con i cavalli. L’asino non va domato, ma va educato. Con l’asino s’ instaura , secondo quello che ho potuto notare, una sorta di relazione che non si basa sul dominio e la padronanza. Ma si configura una relazione o modalità relazionali che si basa sulla presenza e la partecipazione. Se l’asino vuole cammina altrimenti è fermo nella sua posizione. L’asino potrebbe essere considerato come l’altro che non si conosce e che non risponde ai nostri pregiudizi e al nostro volere. Altre differenze con il cavallo, in quest’ultimo la sensibilità è molto sentita, e risponde ad essa con la sua motricita, la fuga. Nell’asino la sua sensibilità lo porta su due solo alternative o scalcciare o fermarsi. A differenza del cavallo sembra essere molto più sicuro.
Ho lasciato per ultimo uno degli aspetti più importanti di questa mia esperienza di tirocinio e cioè il disagio autistico. L’argomento su tale tematica è molto vasto e difficile poterne riassume qualcosa in questa piccola rielaborazione dell’esperienza. Pero posso dire come alcune situazioni mi hanno impressionato e portato ad una maggiore consapevolezza. Tutti noi, anche coloro che vivono una situazione di disagio tendono a rispondere al proprio contesto. Sembra essere un’ affermazione estremamente scontata ma spesso i nostri occhi si muovono nel pregiudizio e nella senso comune. Condizioni purtroppo invadenti e troppo presenti che portano a non ri-conoscere ne se stessi e ne l’altro. Ringrazio con profonda stima per l’esperienza fatta e la fiducia accordatami alla Dott.ssa Fabiana Sonnino (responsabile della coopertativa Tutti Giù Per Terra) e anche alla dott.ssa Irma laurenti e tutti gli altri collaboratori e operatori della cooperativa Tutti Giù Per Terra.